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  • Immagine del redattoreMatteo Basei

Intervista a Gegio

Perché reputo Gegio (Vittorio Eugenio Savasta Fiore) un imprenditore di successo?

Imprenditore è imprenditore. Di successo perché è il migliore sulla piazza di Torino.


“Vorremmo partire dal racconto della sua storia professionale. In particolare potrebbe raccontarci i momenti più significativi in termini di cambiamenti di ruolo sino a giungere al ruolo imprenditoriale che ricopre attualmente. Scelga lei da dove partire nel raccontarci la sua storia…” (monitorare elementi quali età, titolo di studio, ingresso nel mondo lavorativo, ingresso passaggio a ruolo imprenditoriale, vissuti ed esperienze, storia della propria impresa)

Ho frequentato il Liceo classico, a Torino. In coincidenza degli ultimi anni iniziai ad avvicinarmi al mondo delle feste. La mia prima “esperienza di lavoro” fu a 17 anni, nel 1993, quando ho lavorato per una organizzazione di eventi. Fondai PRINCE nel 1995. Inizialmente eravamo un gruppo di amici che organizzavano feste per puro divertimento, ma in breve fu un rapido successo e i risultati economici furono sin dall’inizio superiori alle aspettative. Continuai comunque gli studi e frequentai un anno di Università presso la facoltà di Economia a Torino; la decisione fu dettata dal fatto che mio padre è Dott. Commercialista e volevo tenermi aperta la possibilità di lavorare con lui. Prince mi assorbiva sempre più tempo allora cambiai facoltà. Scelsi Scienze Politiche perché meno impegnativa, pur permettendomi di poter affrontare in futuro l’esame di stato per diventare dott. Commercialista. Per tre anni ho seguito la facoltà di Scienze Politiche. Poco dopo la metà del percorso mi fu chiaro che il mio futuro era legato a Prince. Continuai pertanto a frequentare Scienze Politiche, ma modificai il piano di studio più verso materie umanistiche e scelsi l’indirizzo storico. Organizzare eventi, era ormai un lavoro a tempo pieno. Laurearmi non era la mia priorità ed in fatti non conclusi gli studi. Convinto che non avrei mai dovuto presentare un curriculum. Leggere, studiare ed informarmi avevano come unico obiettivo la mia formazione professionale e non il conseguimento di un titolo di studi. Provo a darti una serie di date dei passi più rilevanti. Nel 1995 fondo la società “Prince S.r.l.”, leader nel mondo degli eventi a Torino. Prince dalle feste liceali, passa ad occuparsi di feste universitarie, volli allora differenziare con un nuovo nome le serate liceali. Nel 2001 nacque così un nuovo brand: “NPZ event”, (New Party Zone). Il format prevedeva circa 7/8 feste all’anno in coincidenza degli eventi canonici più sentiti dai liceali, per darti un paio di numeri, avevamo una media di due /tre mila partecipanti ad evento con picchi di 4.000. Per ogni evento venivano create delle t-shirt per tutto lo staff (pr / hostess) e venivano regalate fino a 1000 magliette “npz event” per ogni festa. Sulla base del successo delle t-shirt che regalavamo nel 2003 decisi con 3 soci di dar vita a “WearLab S.r.l.” proprietaria del marchio “NPZ wear”, “Italian Best People”. Conquistammo l’Italia con una t-shirt che all’interno di una targa monegasca riportava sigle diverse MCC, TCC, RCC, PCC (Acronimi di Milano che conta Torino che conta…). Diventammo in pochissimo tempo la divisa ufficiale dei “liceali” delle principali città italiane arrivando a servire oltre 350 negozi in Italia e non solo. Parallelamente nel 2003 insieme ad amici milanesi fondai duepuntozero.com un sito internet del tutto innovativo ai tempi, prima community online italiana per numero di iscritti. Duepuntozero raccolse 1.000.000 giovani e giovanissimi, arrivando nei primi 50 siti di alexa.com. Nel 2004 fondai insieme ad un amico “B-Cool”, la prima city guide che presentò Torino come una città COOL al pari di Parigi Londra o New York. Prima del Olimpiadi del 2006 noi torinesi eravamo davvero poco consapevoli della bellezza della nostra città. Nel 2006 a fronte del successo di NPZ WEAR decisi con gli stessi soci di WEAR LAB di aprire un negozio: “iN!”. iN! voleva essere un negozio sul “modello Zara” dove vendevamo direttamente ciò che si produceva. Nel 2007 nasce “10xPrince”, una sorta di fusione con il più importante competitor di Prince, 10x10, con l’obiettivo di poter arrivare ad una sorta di monopolio

Nel 2008 mi sposo. Nel 2012 chiedo ed ottengo la direzione marketing e la supervisione della comunicazione di “10xPrince”. Sulla base delle mie esperienze passate attuo una strategia finalizzata a fidelizzare i clienti e attraverso un software inizio a raccogliere e gestire utenti. Ogni anno vengono consegnate oltre 10.000 tessere. Nel 2013 a fronte di vedute diverse con il mio socio, acquisisco il 100% di 10xprince e ritorno al Brand “PRINCE con l’aggiunta di “experience” a sottolineare che la focalizzazione non sarebbero stati unicamente gli eventi ma esperienze d’eccellenza a 360° gradi (food, arte, viaggi…). Alla gestione di serate continuative in locali vengono preferite “One night” in location particolari.

Riesce ad identificare delle figure chiave che le sono state di guida nel suo sviluppo professionale?

Le figure a cui devo di più e che mi hanno fatto crescere umanamente e professionalmente sono sicuramente i tanti partner / soci che ho avuto in questi anni. Rispetto ad altri imprenditori, ho sempre seguito più ciò che mi piaceva fare rispetto a ciò che era maggiormente redditizio. Per questo motivo sono sempre stato guidato sempre più da ciò che mi appassionava rispetto che da modelli di business vincenti. Questo approccio che spesso mi ha portato successi inaspettati, ha avuto come risvolto negativo che alcuni progetti di grande valore, vedi duepuntozero.com, siano stati da me non considerati prioritari. Di esempi ne ho avuti pochi. Soprattutto positivi, la mia visione era che la mia azienda nasce come un divertimento, organizzare gli eventi infatti era un divertimento da condividere con gli amici, per emergere ed avere quel senso di successo relativo con le persone che ti interessano. L’aspetto pecuniario all’inizio per me era assolutamente secondario. E per l’inizio intendo davvero per parecchio tempo, insomma il volano doveva partire prima e prendere velocità. Addirittura il primo anno non prendevo le provvigioni di quel che facevo dai locali, alle serate del “WiskyNotte”; era una cosa che senti piacevole. Stai bene, poi magari da questa piccola cosa qua tra 20 anni abbiamo un circolo nostro ecc. Ed è la dimostrazione che nel mio caso la passione, fare le cose con uno spirito di entusiasmo e senza pensare al tornaconto economico possa indirizzare verso il successo più che non una ricerca disperata dei soldi. Mettendo i valori positivi al centro del proprio fare. Avere come collaboratore un amico ovviamente fa la differenza. Costruire un sistema di business senza che i soldi siano un tuo problema è una grandissima fortuna e questo mi è stato consentito dal fatto che in prima fase vivevo con i miei. Poi fortunatamente la redditività che si è venuta a creare ha fatto sì che i soldi mi permettessero di fare delle scelte su dei piani che non fossero di quello economico. In tutto questo ovviamente c’è un limite! Per la stessa leggerezza e mancanza di formazione imprenditoriale vera, nella mia vita mi son reso conto che alcune scelte sono state dettate dal sentire più che non da un’analisi economica strutturata. Esempio un progetto come duepuntozero.com, meritava una focalizzazione del 120% e non del 10%. Un vero uomo d’affari se nello stesso anno che nasce Facebook si trova ad aver creato un sito con la stessa logica, avrebbe dovuto lasciare tutto e dedicarsi solo a quello. Invece seguendo ciò che mi appassionava di più ho cercato di trasferire la tecnologia di “duepuntozeo” affinché questo concetto di community venisse replicato nei miei progetti, nelle feste, nell’abbigliamento, negli eventi. Perché quello che a me piaceva, quello su cui mi sentivo sicuro, in cui ero davvero bravo erano i progetti come NPZ, le feste, cose dove mi ci spendevo la faccia ed ero in prima linea. Duepuntosezo.com era la prima community Italiana ed era qualcosa che sfuggiva un po’ da quel che era il mio ambito di competenza ed avevo delle cose che mi piacevano di più. Ma torniamo alla mia attività principale, penso di essere stata la prima società di pubbliche relazioni che ha aperto a Torino, tutti i PR prima di me lavoravano in nero. Sono stato la prima società italiana a lavorare con la Martini oggi gruppo Bacardi. Era difficile trovare dei riferimenti da seguire. Ho aperto la breccia del mio mercato. Onestamente nel mio mondo ho sempre giocato con cose all’avanguardia senza punti di riferimento. Quando avevo duepuntozero.com non trovavo nessuno che capisse il potenziale e il valore di una community online. A me era chiarissimo, ma avevo un muro davanti a me, la gente non capiva. A volte innovare ed essere il primo a fare una cosa può essere molto complicato… A cosa mi ispiro? A cosa mi riferisco? Qual è il mio modello di business? Facebook ora ha capito il suo modello di business ma per anni è andato in perdita, e di parecchio. Son tutte cose che se io avessi fatto il lavoro di mio nonno e di mio padre, la formazione e i punti di riferimento sono fondamentali, per me non sai neanche dove c***o guardare. Nella mia vita e nel mio ambito lavorativo, sicuramente ho ricavato il mio arricchimento maggiore dai partner e dalle persone che si sono affiancate a me, aggiornandomi in un fenomeno che viene naturale. Se hai successo in un determinato ambito, ti si affiancano persone che per venderti qualcosa, proporti, o per poter continuare a lavorar con te, ti si affiancano e ti aggiornano sull’eccellenza di quel settore. Questo è stato il mio modo imprenditoriale in cui ho tratto insegnamenti viaggiando senza bussola. Non c’è gente di 50 anni che ha fatto il mio percorso lavorativo. Non so se c’è chi ha fatto come me. Tieni conto che oggi vivono tante persone quante dalla notte dei tempi al 1950 per questo motivo il 95% di ingegneri è in vita. Il tasso demografico della scoperta del carbone e poi il petrolio, si è impennato in modo straordinario. Quando andavo a scuola ed avevo il cellulare, ero un marziano. All’inizio telefonavo a casa per invitare alle feste, al telefono fisso. Per l’età che ho, ho vissuto il più grande cambiamento di tutti i tempi. Nessuna generazione ha vissuto un cambiamento come stiamo vivendo noi... Come può tutto ciò non ripercuotersi nel modo di fare business e vedere le cose. Se da una parte non esistono business atipici tutti i business seguono le stesse regole, dall’altra è sempre più difficile avere punti di riferimento.

“Quali caratteristiche ha l’organizzazione che lei attualmente gestisce? Qual è la sua storia? Come nasce? Che futuro è auspicabile?

Oggi: è importante. Ad ora vivo, temporaneamente, un momento di assoluta rottura per quello che è stato “10xPrince” per tot anni. Avevamo creato una società che se da una parte aveva un importante quota di mercato nell’ambito degli eventi, dall’altra parte necessitava di un pesante apparato burocratico. Costi elevatissimi; dipendenti, vincoli importanti con i fornitori ed i collaboratori, una situazione quasi insostenibile. Perché una struttura, un’organizzazione che cercava di stabilizzare lo status quo, di tenersi il monopolio ed ostacolare l’inserimento di altri nel mercato prevedeva delle complicazioni non indifferenti. Sul fatturato nulla da dire ma, un carrozzone pazzesco. Con la rottura di “10xPrince”, quando un socio se ne va, con quasi la metà dello staff, i presupposti vengono a meno. Nasce una riflessione. Cos’era “Prince” e cosa è stata “10xPrince”. “Prince” era una struttura seppur con un sistema di delega importante, in cui alla fine potevo decidere io. “10xPrince” no, avevo un ruolo marginale a livello decisionale. “10xPrince” nasce con l’esigenza di fare pace con il competitor più aggressivo di modo da poter dedicarmi a progetti dove, in quel momento, vedevo, maggiori potenzialità. Gli eventi, al tempo, li vedevo come una vacca da mungere. Uno zoccolo duro che mi permetteva di avere una base di utenza certa e mantenere il contatto con le mode del momento. In realtà si rivelò tutto l’opposto. In una gestione sbagliata di “10xPrince” con un 50%50, dove anche con il tuo migliore amico mettere un problema di leadership dove nessuno decide, ho fatto un errore gravissimo. Di fatto ho abbassato la mia redditività, creando un soggetto monopolista ed assorbendo molto tempo per gestire relazioni complesse con i soci ed andare a condividere progetti con persone con valori troppo diversi dai tuoi. Non è solo una problematica di redditività, ma anche di tempo rispetto ai benefici. Ho avuto fiducia in un socio con cui volevo creare un progetto a lunghissima scadenza per eliminare i nostri competitor. La mancanza di competitor però ti va a castrare creatività, idee ed innovazione; ma soprattutto avere un socio che non condivide la tua vision... nascono solo discussioni. Quando in una azienda anziché produrre, inizi a discutere, è la fine. Com’è oggi “Prince”? A fronte di questa esperienza, il mio modello di business, forte della recentissima scottatura è esattamente il contrario. Leggerezza totale. Evitare qualsiasi vincolo e costo di struttura che non sia strettamente indispensabile. Io potevo farti mille contratti, vincoli, ed avere una struttura mega per poi non avere persone motivate ed anzi confuse, in cui sentendosi vincolati chiedono benefit, pagamento dell’esclusiva ecc. Tradotto, la parte del forte ha dei costi mostruosi. In 6 mesi della mia nuova gestione, con un fatturato di 1/5 di prima, ho però realizzato utili superi agli ultimi tre anni di “10xPrince”. Io non devo fare le cose per forza, se committente e collaboratori sono interessati allora faccio la mia parte. Focalizzo la mia attenzione in Strategia, capacità di scelta, assets in cui son più bravo o di cui ho avuto la lungimiranza di tenere. Con un solo invio di mail posso portare 400 persone a comprare un occhiale da “Italian Independent” o fare una serata senza PR.


Su cosa investire nel futuro?

Focalizzare la mia professione, aumentando i miei investimenti nel percorso. Sei un PR? Che me ne frega di farti perdere tempo a firmar contratti. Se ti piace bene se no vai da un competitor e chissene frega. Le serate, non devo farle per forza, eravamo arrivati a gestire 10 serate settimanali. Ora no. Tutto questo nasce da un taglio drastico dei costi e capire se i costi che hai ti danno benefici. Es. ufficio, lato mio era diventato una prigione. Mi escludeva nel mondo esterno, in un posto di rappresentanza figo in mezzo al commercio in Via Roma con spese enormi, sicurezza, manutenzioni ecc. Benefici dell’ufficio? Lato mio iniziavo a vedere solo cose negative. Gente che ti si piazzava in ufficio che ti faceva perdete tempo per putt. — E come ho risolto il problema? Avrei dovuto capire meglio le dinamiche tra soci e che purtroppo per sfortuna mia, per mentalità ed in Italia soprattutto, la figura del dipendente due volte su tre crea inefficienze. Faccio esempio del grafico. Bravissimo, ricettivo e preparato, ma percepivo che era un dipendente e giocava al risparmio e vaff... Se però tu hai un dipendente lo devi seguire. Oggi attraverso le 2 mila piattaforme web che ci sono a livello di efficienza non ci sono confronti. Chiedi 50 preventivi e ti arrivano in un’ora, la stessa cosa a società di specialisti? Magari dopo tre mesi, e con un dipendente? Insostenibile. Meno gente hai tra le palle, meglio è. LEAN! Andare a cercare dei partner che mettano in condivisione le proprie doti. Leggerezza, eliminare l’inutile e pensare in termini di efficienza. Se io vendo feste, per me cosa c’è di più di immagine di portarti in un locale, in un circolo sportivo, in una fondazione? Io “creo i miei uffici” nel locale dove creo i miei eventi. Si ripercuote in un fattore di gestione. Se prima fatturavo 100 per distribuire un utile di 5 ora fatturo 50 ma ho spese per 1. Evito di fare l’agenzia. Sono un professionista che ha un brand, un database, che ha la possibilità di investire e progettare nel mondo della comunicazione, del marketing e degli eventi e dopo di che cerco partner con cui condividere l’utile. Esempio “Toga Party People” per l’evento “Nuit Royal”. Faccio fare agli altri quello che per me era impossibile da fare. E quello che faccio io, cerco di fare poco, fatto bene ed in prima persona. Sostanzialmente c’è un passaggio tra una struttura organizzata complessa, burocrazia interna, commesse dipendenti ecc. Ad una struttura annullata. Rimane una persona con delle competenze, e degli assets che se li rivende. Quindi passo da imprenditore di una società a libero professionista. Son sempre imprenditore in quanto continuo ad organizzare e gestire persone e capitale dall’esterno o dietro le quinte. Essere una S.r.l. poi ha dei costi, 10 mila euro l’anno solo di commercialista. Come Partita IVA gratis il commercialista (per fortuna c’è l’ho in casa). Da un anno all’altro ho tagliato più di 120.000,00 € di costi fissi di cui sinceramente non sento la mancanza. E poi un’altra cosa per il futuro: cercare di non farsi prendere dal vortice dell’avidità e non tornare a fare gli stessi errori. Imparare dagli errori fatti ed impiegare risorse in diversificazioni, strutturando cose che mi rendano di più. Un errore che ho fatto, uno su tutti, è stato non dare abbastanza peso alla persona d’esperienza. Se apro una ditta di informatica il mio socio deve essere informatico. Con l’abbigliamento ed “NPZ Wear” ci stavamo tutti improvvisando. Capire cosa so fare. Marketing: a, b e c. So fare bene questo. Devo cercare un partner che mi compensi. Il concetto mio oggi è: ok costruire ma prendo partner importanti per tirar fuori progetti importanti. Esempio un progetto editoriale con “Publikompass” ecc non lo faccio con il primo che capita che tira fuori un po’ di entusiasmo, ma passo per la credibilità. Ci sono tre cose che faccio io e che ci sono 4 persone in questa città bravi come me, devo cercare una specializzazione diversificata sulle mie doti, sfruttarle ed avere sempre chiara una visione.


“Quali sono secondo lei le competenze chiave nella gestione di un’impresa?” Avere sempre chiara la tua mission. Agire sempre in coerenza ai tuoi valori e quella che è la tua vision. Non perderti, molto spesso nell’operatività le persone tendono a perdersi o a dimenticarsi quelle che sono le cose che vogliono veramente.

“Quali sono le competenze che lei usa quotidianamente? Può farci degli esempi?

Fare delle scelte. Allenare la capacità di scegliere ogni giorno, e velocemente. Darmi delle priorità e non perder tempo sulle cose secondarie. Nel fare le scelte, avere il tempo giusto. Prendersi un po’ più di tempo pensare alle cose importanti, ritagliarsi dei momenti per riflettere nella giornata ma sbarazzarti in fretta delle cose secondarie. E poi, questo lo do per scontato, ricercare l’eccellenza. Sempre, in ogni cosa che faccio. In ogni piccolo particolare, e nelle cose grandi, insomma nei risultati finali.


“Riesce a individuare le competenze tecnico-operative più significative? Può farci degli esempi?

Soprattutto in una struttura piccola devi saper fare un po’ tutto, dal capire il bilancio a saperne di norme giuridiche al gestire il database e mandare una mail. Avere molto chiaro cosa vuol dire e-mail marketing e aver chiare le dinamiche di comunicazione. Aggiornarsi sempre sui social network e le nuove tendenze. Aver tempo di pensare e riflettere, di innovarti e non soffermarti nel processo di crescita.


Riesce a individuare le competenze trasversali/relazionali più significative? Può farci degli esempi?

Le relazioni sono centrali al mio lavoro, non solo nel mio lavoro. Quindi applicare ogni giorno un certo tipo di leadership con le persone con cui mi relaziono; che non è quello di comandare e far stare tutti zitti, anzi a maggior ragione se non hai creato dei vincoli con gli altri, applicare la leadership basata sul servizio. Capire i bisogni dei tuoi interlocutori e dare delle risposte, è un modo diverso di impostare il lavoro. Nella mia carriera professionale son passato dall’avere una leadership forte, con circa 100/150? forse anche 200 persone alle mie dipendenze, ad una struttura molto snella, rapida ed efficacie. Tra l’altro con i dipendenti mi son sempre sentito in imbarazzo. Con un partner mi son sempre confrontato, colto spunti di riflessioni ecc … è meno efficiente forse in alcuni momenti ma sicuramente è più stimolante a livello di relazione. In ogni momento, in tutto, cerco di avere un partner. Nella gestione della meccanica di un evento ad esempio, tendo a trattare tutti come miei pari e miei partner. Essendo uno che non farebbe mai il dipendente mi dà proprio fastidio trattare gli altri come non mi piacerebbe essere trattato. Piuttosto muoio di fame e faccio il pittore o l’artista.


Può fare degli esempi di situazioni/momenti in cui ha utilizzato le due tipologie di competenze individuate?

Nell’esempio della festa “Nuit Royal” alla Reggia di Venaria, tra andare alla Reggia ed affittare lo spazio per 7, 8 mila euro ed avere ufficialmente la Reggia di Venaria come partner (al 65%) è stato preferito, da entrambe le parti diventare socio. Il risultato è stato positivo perché abbiamo coinvolto la Reggia trasformando un costo in un soggetto attivo, ottenendo più pubblicità con la stampa ed abbiamo creato un evento fantastico. Penso che al mondo non ce ne sia di pari, siamo come numero di persone coinvolte che come tipologia di evento. Magari in un’analisi prettamente economica mi sarebbe convenuto affittare i locali ma lo stragrande successo è dovuto al coinvolgimento attivo della Reggia, ne sono convinto. Soprattutto quando tu coinvolgi un soggetto nel mondo del gusto, dell’arte, della moda o dell’architettura o del design, ti accorgi dopo di benefici che non avevi calcolato perché come partner mi dai l’aiuto ed il supporto decisivo. Una relazione positiva può portare ad aspetti che a priori non possono essere calcolati. Sono sempre alla ricerca di questi inaspettati momenti di cooperazione.


Su quali competenze sente di voler investire per il suo futuro professionale? Attraverso quale modalità di formazione, crescita e sviluppo personale?

Mi interessa cosa? Andare a rafforzare quelle che sono i miei punti di forza. Io punto molto sull’innovazione e sulle strategie di marketing innovative. Devo assolutamente fare due cose: viaggiare e leggere. Perché le cose o le studi o ti confronti. Viaggiare e riflettere. A volte leggi un libro di marketing e magari capisci meglio cose che tu hai già fatto istintivamente, ma la cosa ancora più interessante e che ciò diventa un’occasione per una riflessione più formata e più precisa. Viaggiare vuol dire uscire dalla città (Torino) non solo per ciò che fuori c’è di nuovo, ma soprattutto per provare ad applicare i tuoi schemi in altri contesti e non dare per scontato molte cose che tu tendi a dare per scontato nella tua città. Un esempio può essere il “The Project”, proposta con cui ti faccio vivere i locali delle più grandi metropoli Londra, Parigi, New York come se stessi semplicemente facendo un “clubTOclub” qui a Torino. Punterei quindi soprattutto sull’autoanalisi, sulla riflessione e sul confronto.


Quali competenze suggerirebbe di coltivare ad un giovane imprenditore interessato a gestire un’impresa nell’attuale contesto?

Fai un’autoanalisi nel capire in cosa sei più bravo degli altri, cosa ti piace e sulle tue capacità fondare la tua attività e poi la tua impresa quando ne vale la pena. Se uno si rende conto di avere dei limiti, cercare di andarli a colmare. A parità di sforzo se tu hai già un’attitudine la valorizzi se hai un limite compi uno sforzo. Se investi 10 su una tua attitudine è più probabile tu riesca ad ottenere 10. Se investi su un tuo limite 10 è già tanto se ottieni 1. Oggi riuscire a trovare un lavoro serio, garantito ecc è un lusso. Oggi fare l’imprenditore è veramente una sfida complessissima. Perché comunque siamo in un mondo iper- competitivo e difficile, in un paese in difficoltà. O tu giochi molto con quello che puoi essere e crei dei business che sfruttano la crisi attuale o molti business sono sconsigliabili. Detto questo è quello che uno deve capire, riflettere sulle sue attitudini e andare ad ampliare la sua capacità di essere imprenditore, di entrare in empatia, trovare e motivare le persone giuste ecc. Qualsiasi progetto e business ha uno schema identico se è un progetto vincente. Ci sono in alto i valori, ci deve essere una vision di quello che tu immagini che possa essere, la tua capacità di creare uno staff, di delega, incentivare, controllare, analizzare i risultati. Evolvere tutte le volte in qualcosa di nuovo. Dalla pizzeria alla Microsoft quello schema si riproduce tutte le volte. O tu hai delle idee e una determinazione di un certo tipo altrimenti non c’è scritto da nessuna parte che uno debba fare l’imprenditore.


INDAGINE VALORIALE Dando un punteggio da 1 a 10 quali valori son determinanti per l’ottenimento del successo? Cosa potremmo aggiungere per completare la tabellina?

Onestà 10

Fiducia a 360° - 10

Passione per quel che fai 10

Creatività 10

Rispetto 9


Libro suggerito: Gesù come manager – meno materialistica ma ricca di valori positivi ha creato la più grande organizzazione e più capitalizzata e rilevante del mondo, come i valori diventino determinanti nel successo di un’impresa.

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