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Immagine del redattoreMatteo Basei

Intervista a Francesco Farinetti

Data dell’intervista: 15/05/2014

Amministratore Delegato di Eataly

Perché reputo Francesco Farinetti un imprenditore di successo?

Perché è l’AD di una delle Start-up più interessanti d’Italia. Perché lavora al progetto di Eataly fin da quando era solo un idea. Due anni prima che aprisse il primo punto vendita. (dal 2005)

NB. Francesco Farinetti è stato categorico in merito al voi. Preferisce gli si dia del tu. Evitiamo “formalismi inutili e che ci limitano”.

“Vorremmo partire dal racconto della sua (tua) storia professionale. In particolare potrebbe (potresti) raccontarci i momenti più significativi in termini di cambiamenti di ruolo sino a giungere al ruolo imprenditoriale che ricopre (ricopri) attualmente. Scelga lei (scegli tu) da dove partire nel raccontarci la sua (tua) storia…

Sono del 1980. Ho frequentato il liceo classico al paese e l’Università a Torino, Scienze della comunicazione. La mia prima esperienza lavorativa è stata qui. Ad Eataly, sono entrato nel 2005. Avevo 25 anni. Prima ho studiato al liceo, ed ho fatto l’università. Tre anni a Torino a Scienze della Comunicazione e poi due anni dopo in Comunicazione d’Impresa... Ero pronto per partire per qualche master in America, quando mio padre, Oscar, mi ha proposto di unirmi a lui in questa avventura. Eravamo in 12, compreso me, come gli apostoli. E si faceva tutto. Fino all’ultimo quando abbiamo aperto a Torino, mio padre stesso sbancava la merce. E’ qui che ho iniziato ed è stata una bellissima cosa. Ho avuto l’opportunità di crescere e di veder crescere Eataly. Non si può dire che faccio parte della seconda generazione, perché ho assistito e contribuito nelle fasi di sviluppo e di nascita del gruppo. Sono partito come responsabile dei vini, quindi sono diventato Direttore del negozio e per finire Amministratore Delegato. Adesso ho 34 anni. Sono diventato AD quando avevo 28 anni.


“Quali caratteristiche ha l’organizzazione che lei (tu) attualmente gestisce? Qual è la sua storia? Come nasce? Che futuro è auspicabile?

<<Ci impegniamo a fare gli uffici brutti ed i negozi belli. >> Alcune cifre sul gruppo Eataly... Eataly conta trenta punti vendita in 4 continenti, 5.650 dipendenti con un obiettivo di fatturato consolidato di circa 400 milioni di euro (esclusi i franchisee) per il 2014. (...) Una scommessa partita da Alba, nel cuore delle Langhe, e dalla mente di Oscar Farinetti (mio padre ed ex patron Unieuro). All'inizio, nel 2007. Eataly è un marchio globale con decine di punti vendita e l'obiettivo di raggruppare in una bella boutique del gusto tutte le eccellenze italiane. Dopo l'ultima apertura a Bari, ora tocca a Milano nello storico teatro Smeraldo. Sono figlio di Oscar ed Amministratore Delegato con mio fratello Nicola ed il nostro socio Luca Baffigo Filangieri. (...) Eataly Torino fattura 40 milioni di euro. (...) In Italia i lavoratori del gruppo sono 1.750 e all'estero 3.900 circa (220 in Giappone e ben 1.300 negli Usa). Le prossime aperture previste in Italia per il 2014 sono: Milano San Babila, Piacenza, Forlì e Trieste. All'estero, invece, le tappe future saranno Mosca nel 2014 e poi nel 2015 San Paolo in Brasile, Monaco di Baviera e all'inizio del 2016 Parigi, Los Angeles e Toronto. (...). Attualmente i soci di Eataly sono la “Eat Invest srl” con il 60 % (controllata dalla famiglia Farinetti), il 20% alla TIP, la Tamburi Investment Partners tramite la newCo ClubItaly (di cui fan parte Lunelli della cantina Ferrari. La famiglia Lavazza. Famiglia Ferrero. I Marzotto dei vini Santa Margherita. I Branca. Gli Angelini dei Tenimenti Angelini e gli armatori D’Amico), il rimanente 20 % è di Luca Baffigo Filangeri. E’ pianificata la quotazione in borsa tra la fine del 2016 ed il 2017.


“Quali sono secondo lei (te) le competenze chiave nella gestione di un’impresa?”

L’intelligenza caratteriale. Cioè il saperci fare con la gente, tutti sbagliano o fanno degli errori ma non puoi rivolgerti male, non saper accettare l’errore. Ti devi concentrare a identificare e riconoscere, e far riconoscere cosa ha causato l’errore, e concentrarti a risolvere il problema e ad impedire che in futuro si possa ricreare la stessa situazione.


Importanti studi in questo ambito li ha sviluppati Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva.

Esatto. Esattamente quello, e per saperci fare, uno deve essere anzitutto allineato con se stesso. Quel che ha descritto in maniera molto chiara Goleman è quel che sta dietro e viene prima di quel che è l'intelligenza caratteriale. Noi vogliamo gente con carattere. Cerchiamo gente con carattere. Che sappia come comportarsi lavorando in un gruppo. Il mio lavoro è un po' una via di mezzo tra quello di un manager, di un venditore e di un prete. Perché poi vengono da te quasi a confessarsi i responsabili di area ecc.

Altro aspetto importantissimo è il saper delegare, bisogna saperlo fare. Ed alla base di ciò vi è un principio di fiducia. Pensa che io già sono “Amministratore Delegato”, ed a mia volta devo delegare, e fidarmi. Altro aspetto essenziale è il sapersi raccontare bene e saper spiegare alle persone che lavorano per te la tua visione. Tutti devono conoscere la tua storia. Cosa eravamo, da cosa siamo partiti e cosa stiamo diventando. Inoltre noi non vogliamo diventare una di quelle società con tutte le password, i codici, con le assistenti ai capi, le segretarie ai vari manager, la sicurezza ed i blocchi. Vogliamo avere un bel rapporto con tutti. E fidarci. Abbiamo uno stile imprenditoriale molto diverso dallo stile inglese ed anche dallo stile tedesco o da quello giapponese. Vogliamo avere grandi risultati con persone accese dalla grinta di fare bene. L'apertura a New York è stata una vera svolta per noi. Ha cambiato di molto il nostro lavoro, anche se poi il nostro mestiere è rimasto lo stesso: portare cibi di alta qualità nelle case della gente. Noi dobbiamo comprare bene e comunicare bene, ed il nostro lavoro finisce li. Perché vendiamo a banco ed a scaffali quindi è la gente che compra.

“Quali sono le competenze che lei usa (tu usi) quotidianamente?

Dare delle risposte. Sempre. Prendere decisioni frutto del confronto, della verifica dei dati. E grazie alla conoscenza degli strumenti informatici e di comunicazione, tramite il mio iPhone per esempio, sono sempre interconnesso e riesco a comunicare con tutti i dipendenti ed i responsabili del gruppo. La tecnologia ci ha permesso di fare dei passi da gigante in questo senso, e di smontare le rigidità della gerarchia. E poi tutti hanno la mia mail diretta, zero barriere.

“Riesce a individuare le competenze tecnico-operative più significative?

Il nostro commerciale vuol dire gestire bene il nostro ufficio acquisti. Cioè saper spuntare bene il prezzo per riuscire poi a piazzare bene i prodotti, ricaricandoli per ottenere un margine senza far arrivare alle stelle i prezzi. E qui il saper contrattare, il conoscere le tecniche di vendita è fondamentale. Molti grandi formatori sul tema si sono spesi, ed esistono molte scuole focalizzate ad applicazioni orientate alla vendita.

“Riesce a individuare le competenze trasversali/relazionali più significative?

Quando siamo andati in America non abbiamo pianificato in termini di decidiamo il piano di sviluppo, facciamo un test, apriamo un piccolo negozio, impariamo l’inglese, facciamo il piano di ampliamento ecc. No, siamo andati lì, abbiamo cercato la location giusta, abbiamo cercato le persone giuste da coinvolgere, e siamo tornati. Quindi abbiamo detto a tutti, andiamo ad aprire in America, e siamo stati tutti lì a lavorare sodo e farcela a tutti i costi. Siamo stati coraggiosi e capaci di innamorarci delle persone giuste. Tutto si basa sulle relazioni umane alla fine.

Conosci il Project Management Institute? Applicate il modello del PMI?

No, credo sia una questione di dimensioni. Fiat fattura 60 miliardi. Ed è una realtà completamente diversa, immensa. Noi stiamo crescendo, costantemente. Potremmo definirci una start-up a tutti gli effetti. Abbiamo aperto a Torino nel 2007 ed in 7 anni abbiamo ottenuto risultati straordinari. Siamo molto più orientati alla pratica ancora però. E la nostra dimensione per ora ci permette di proseguire così. Più avanti, forse si renderà necessario.


Come valutate i dipendenti? Come li riqualificate o li promuovete?

In base ai risultati pratici, ed è molto semplice, vedi come funziona. Se sa relazionarsi, è capace di farsi ascoltare, è capace di motivare. Poco fa abbiamo spostato un giovane Manager di Bologna qui da noi a Torino, è il mio braccio destro sul marketing ora. Erano passati 7 anni da quando siamo nati e lui aveva bisogno di essere rimotivato, di ritrovare l’energia per un rilancio. Noi lavoriamo con persone altamente qualificate nel loro specifico settore. Siamo organizzati per aree tematiche, la carne ad esempio è curata da un veterinario, il pesce da un pescatore che quando taglia un pesce sa dirti cosa stava pensando quel pesce mentre veniva pescato. Abbiamo a che fare con persone estremamente competenti nel loro lavoro e poi con persone estremamente trasversali. Mentre il capo non deve sapere mai troppo, deve essere lì, per essere sempre pronto ad intervenire, dare risposte, stimolare soluzioni.


Puoi fare degli esempi di situazioni/momenti in cui ha (hai) utilizzato le due tipologie di competenze individuate? Dal 2007 ad oggi siete nati, ed arrivati a fatturare 400 milioni di euro, in perfetta contro tendenza con la crisi mondiale. Avete pianificato la quotazione in borsa, non è pericoloso dato che la crisi è nata dalla borsa?

Non credo, anzi, il quotarci è sinonimo per noi di una grande trasformazione. Ci sarà una apertura del consiglio di Amministrazione, e cambierà la nostra predisposizione ad essere internazionali. Tutte le società internazionali sono quotate, e dato che ci stiamo internazionalizzando abbiamo bisogno di farlo. Per avere più liquidità e per avere il giusto profilo. Ci vantiamo di avere una conduzione famigliare, siamo sempre stati uniti ed una famiglia dalla forte motivazione alla riuscita imprenditoriale. Prima della crisi? Io non lo so com’era. Noi siamo sempre in crisi. Siamo sempre stati pieni di debiti, perché abbiamo sempre investito tutto. E quindi abbiamo sempre dovuto riuscire a far di più, a cavarcela a saperci fare. A riuscirci. Noi siamo sempre stati orientati al prodotto di qualità, vogliamo portare in tutto il mondo e vendere cibi di alta qualità e la nostra italianità.


Su quali competenze sente di voler investire per il suo futuro professionale? Attraverso quale modalità di formazione, crescita e sviluppo personale?

L’inglese, ormai non assumiamo più nessuno che non parli madrelingua inglese. E’ la base della comunicazione e del saper aver a che fare con qualcuno la lingua. E di mio credo potrei imparare molto se acquisissi competenze e capacità di ragioneria, contabilità insomma credo si possano fare grandi passi avanti come gruppo anche in quella direzione.


Quali competenze suggerirebbe di coltivare ad un giovane imprenditore interessato a gestire un’impresa nell’attuale contesto?

Studiare l’inglese. Andare all’estero e capirne le diversità culturali. Essere molto coraggioso. E poi devi fare quel che ti piace, deve appassionarti. La nostra famiglia è sempre stata unita, quindi parti dai tuoi legami famigliari, relazionali. Ricordati che chi vince perde, e chi perde vince.


INDAGINE VALORIALE Dando un punteggio da 1 a 10 quali valori son determinanti per l’ottenimento del successo? Cosa potremmo aggiungere per completare la tabellina?


Onestà 10

È essenziale. In un mondo costantemente interconnessi se fai un errore tutti lo sanno, se fai una cagata tutti lo sanno, due minuti dopo. Non esiste più il mondo in cui era figo se fregavi la gente. Ora bisogna davvero essere etici e a favore della civiltà.


Furbizia 10

Essenziale, e sembra un paradosso che debba poter coesistere con l’onestà.


Umiltà 8

Perché comunque l’immagine è importante ma non devi mai essere arrogante, se no poi si fanno una cattiva idea di te, nascono i pregiudizi.


Coraggio 10

Cavolo ci abbiamo scritto un libro, Storie di coraggio, di Oscar Farinetti e Shigeru Hayashi (7), occhio che non diventi quel coraggio alla Don Chisciotte.


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